martedì 4 febbraio 2014

Pre ex manicomio di Mombello

Tra pochi giorni mi avventurerò nel famoso ex ospedale psichiatrico di Mombello.

Sarà una toccata e fuga di poche ore, con alcuni soci del mitico club TFC.
Andremo armati di torce, mascherine e delle nostre inseparabili CANON, speriamo di riuscire ad immortalare qualche scatto non banale.
Ho già in mente alcuni scatti e nella mia mente sono perfetti, speriamo lo siano poi anche nella realtà.
Per me è sempre così, prima penso e studio una foto e poi quando è il momento di realizzarla cambio tutto.
Vedremo giovedì se l’ex manicomio ci offrirà le emozioni giuste.


Ora un po’ di storia della location:
Sorge su una collina che si trova vicino al comune di Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.
Il luogo, che non nasce come manicomio, ha una storia secolare, addirittura risalente al Medioevo.
Gli edifici, in seguito occupati dai reparti dell’ospedale, risalgono al 1974 e si devono all’opera dell’architetto Francesco Croce.
Tutto il complesso di edifici e il grande terreno di 700.000 metri quadrati sul quale si trovano, erano conosciuti come Villa Pusterla-Crivelli. Da lì passarono tra Settecento e Ottocento, prima dell’apertura del manicomio, personaggi illustri come Ferdinando IV, re delle Due Sicilie e Napoleone Bonaparte. 
Quest’ultimo scelse la villa come residenza personale durante la sua campagna d’Italia e vi abitò insieme alla madre Maria Nunziata e alle tre sorelle Carlotta, Elisa e Paolina. L’ultima delle tre in questa villa sposò il generale Leclerc, era il 14 Giugno 1797.
Qualche decennio più tardi, esattamente nel 1867, viene ufficialmente aperto l’ospedale psichiatrico come succursale della Senavra milanese, ricovero oramai insufficiente e vetusto.
I primi “ospiti” del nuovo ospedale furono in numero di 300, 150 donne e 150 uomini. Nel 1878 tutti i 1100 pazienti della Senavra erano stati trasferiti a Mombello.
Ai preesistenti edifici della villa, in cui erano alloggiati i “tranquilli”, se ne aggiunsero altri dedicati a epilettici, paralitici, sudici, agitati e semiagitati, secondo quella che era la classificazione dell’epoca. Inoltre quattro infermerie accoglievano i colpiti da malattie casuali. Già allora l’ospedale psichiatrico veniva definito come “colosso dei manicomi italiani”.
Imponente, era un paese all’interno del paese, negli anni ’60 del 1900 lavorava a pieno ritmo con 3000 pazienti. Il complesso è rimasto attivo fino al 1999, anno in cui fu definitivamente chiuso in seguito alla legge Basaglia sulla dismissione dei manicomi in Italia. La documentazione di carattere clinico databile tra il 1879 e il 1999 è costituita da 83298 fascicoli con cartelle cliniche dei degenti, formanti 3000 faldoni.


A parte un istituto tecnico agrario che trova posto oggi su quel terreno, gli altri edifici sono pericolanti e in totale stato di abbandono.


Passeggiare all’interno di una di queste strutture, e imbattersi in documenti contenenti dati sensibili, vestiti, armadi rovesciati, materassi, scarpe, monitors, comodini, letti e targhette con i nomi dei pazienti… vedere tutto ciò sarà sicuramente un’esperienza forte e lo sarà ancor di più se si pensa a ciò che doveva essere quel luogo.




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